Scozia, estate 1913

 



Scozia
estate 1913

Ero arrivato da pochi giorni in quella villa che un tempo ormai lontano mi aveva visto bambino felice. Ora tutto giaceva abbandonato, ma io non riuscivo a staccarmi da quei luoghi e ogni estate tornavo lì.
Quell'anno però qualcosa era cambiato in me, mi sentivo strano, in attesa... senza sapere di che cosa o di chi.
Era mattina presto, ero uscito a cavallo. Quando mi fermai vicino al lago, una risata allegra raggiunse le mie orecchie come un richiamo. Mi guardai intorno e la vidi tra gli alberi, mentre giocava sulla riva illuminata da un timido sole.
Rimasi incantato da quella visione e la Scozia mi sembrò d'un tratto essere tornato il posto più bello del mondo.
Era lei che aspettavo!

🎼https://www.youtube.com/watch?v=m8frbjKUPNo





Scozia
estate, 1913

Era difficile trovarla da sola, sempre in compagnia delle amiche o scortata dai cugini. Non sapevo come fare... mi limitavo ad osservarla da lontano, mentre all'ombra di un albero fingevo di leggere un libro.
Un pomeriggio l'aquilone che stavano facendo volare fu portato dal vento vicino a dove mi trovavo e lei venne a prenderlo. Mi salutò un po' sorpresa...
- Perché non vieni con noi?
- Perché non mi va.
Alzò le spalle e corse via, ma il giorno dopo tornò ed era da sola.

🎼 https://www.youtube.com/watch?v=NyFDZp4sbWo




Scozia
estate, 1913


- Ciao.
- Ciao.
- Cosa ci fai qui nascosto tra l'erba?
- Aspettavo te!
- Non è vero!
- Infatti non è vero... ma tu ci hai creduto! - le risposi mettendomi a ridere di gusto.
Mi piaceva farla arrabbiare e con lei era fin troppo facile, prendeva subito fuoco e finiva sempre che rimediavo un colpo sul braccio o un pizzicotto. Allora anch'io mi arrabbiavo e lei si metteva a correre. Naturalmente la inseguivo. Correva veloce per essere una ragazza e ci impiegavo un bel po' per acciuffarla. Più mi avvicinavo e più sentivo il desiderio di toccarla. Il momento più bello era proprio quell'istante in cui la mia mano bloccava la sua e, se ero molto bravo e fortunato, riuscivo a passare il mio braccio attorno alla sua vita.
Così per lo slancio della corsa cadevamo per terra, ridendo e tentando di riprendere fiato. Lei mi lanciava uno sguardo di rimprovero prima di rialzarsi per non ammettere quanto le piacesse quel gioco.





Scozia
estate 1913


Le piaceva arrampicarsi sugli alberi. Per questo quando non la vedevo in giro, mi bastava guardare verso il cielo per trovarla.
- Ciao scimmietta.
- Vuoi smetterla di chiamarmi così?!
Non risposi e mi piegai un poco in avanti per godere dello spettacolo che la posizione favorevole mi offriva.
- Che diavolo stai facendo?
- Niente... ma non è colpa mia se tu sei lassù ed io qua sotto!
- Non ti azzardare... i gentiluomini non sbirciano sotto le gonne delle signorine!
- Neanche le signorine si arrampicano sugli alberi - le risposi ridendo, prima di salire anch'io e rinunciare così alla deliziosa visione delle sue gambe.
Appena le fui seduto accanto mi chiese se fosse mia la villa che si vedeva su di una piccola collina poco lontano.
- Sì è mia.
- Sembra molto bella...
- Vuoi vederla?
Mi guardò esitando, era evidente che non si fidava di me e mi pentii subito di aver azzardato quell'invito.
Udii le amiche che la chiamavano.
- Mi stanno cercando... devo andare.
Le feci un cenno di assenso con il mento, cercando di nascondere la delusione. Mentre la guardavo allontanarsi, avvertii come un nodo nello stomaco che diventava sempre più stretto. Temevo di averla spaventata e che non si sarebbe più avvicinata... invece...






Scozia
estate 1913


Una mattina appena sveglio mi avvicinai alla finestra della mia camera e la vidi... stropicciai gli occhi pensando che i piacevoli sogni della notte fossero ancora presenti nella mia mente.
Lei era ancora lì.
Mi vestii più veloce che potevo e mi precipitai di corsa giù fino al cancello con la paura che al mio arrivo fosse scomparsa.
Lei era ancora lì.
Aprii il cancello, la guardai, mi sorrise ed io le feci cenno di avvicinarsi. Entrammo nel giardino.
Era venuta a cercarmi e non aveva fatto niente per nasconderlo... questo mi metteva stranamente in agitazione, non sapevo che cosa si aspettasse, ma forse non lo sapeva neanche lei.
Passeggiavamo tra gli alberi, mentre mi raccontava quando all'orfanotrofio dove era cresciuta aveva iniziato ad arrampicarsi. Mi sembrò che un velo tristezza avesse attraversato i suoi occhi, forse per la nostalgia... così mi venne naturale dirle che mi sarebbe piaciuto visitare quei luoghi.
- Davvero? - mi chiese sorridendo.
- Sì!
- Prometti!
Le sorrisi annuendo e mi sembrò di vederla arrossire, ma forse mi sbagliavo.
D'un tratto si mise a correre attirata da un cespuglio carico di piccoli frutti.
- Sono lamponi, dovrebbero essere maturi... vuoi assaggiarli?
Ne mangiammo un bel po', erano dolcissimi e lei riuscì a sporcarsi fino alle guance. Le offrii il mio fazzoletto per pulirsi.
- Puoi tenerlo se vuoi...
- Grazie...ora devo andare.
L'accompagnai al cancello e la salutai dicendole che la prossima volta le avrei fatto visitare la villa.
Acconsentì... quindi sarebbe tornata di nuovo.





Scozia
estate 1913


Dopo una passeggiata a cavallo mi ero fermato per farlo bere. Il lago iniziava a scaldarsi e tra poco sarebbe stato possibile fare il bagno.
Mi distesi all'ombra di una quercia, mi piaceva ascoltare il silenzio della foresta interrotto dal ronzio delle api e dal leggero sciabordio dell'acqua. Lasciavo libero Tristan di pascolare, ogni tanto lo sentivo sbuffare e capivo dove si trovava, non si allontanava mai troppo da me.
Con un filo d'erba tra le labbra, chiudevo gli occhi e pensavo a quelle di lei, rosse di lamponi...
D'un tratto Tristan fece uno scatto, mi voltai, le sue orecchie erano tese all'indietro, il muso immobile. Un rumore sordo si stava avvicinando e in pochi istanti un cavallo al galoppo sfrecciò davanti a me. La riconobbi subito, sembrava in difficoltà, saltai in groppa a Tristan e mi lanciai dietro di lei. Conoscendo bene quei boschi, riuscii a raggiungerla e a fare in modo che l'animale si calmasse.
- Tutto bene? - le chiesi.
- Sì, deve aver visto un serpente... non riuscivo a fermarlo...
Aveva le guance arrossate per il caldo e lo spavento. Una goccia di sudore le scese sulla fronte, i nostri cavalli erano vicini, senza pensarci allungai una mano per asciugarla. La sua pelle sotto le mie dita era come il petalo di un fiore bagnato di rugiada. Lei non si ritrasse, ma ebbi l'impressione che il suo respiro si fosse bloccato.
Arrivarono i suoi amici. - Grazie - mi disse, prima di andarsene.
Rimasi qualche istante a guardare la mia mano, mi sembrava diversa, cambiata... per sempre.




Scozia
estate, 1913


Era stata una giornata decisamente impegnativa! Avere troppa gente intorno mi infastidiva, trattandosi dei fratelli Cornwell ancora di più. Passi per l'inventore con cui andavo abbastanza d'accordo, ma quel damerino del fratello proprio non lo sopportavo e lui non sopportava me.
Più di una volta erano volati pugni tra noi e anche quel pomeriggio non fece eccezione... poi l'inventore ci chiese di dargli una mano e così non so come gli animi si placarono e incredibilmente quell'areo tornò a volare.
Era stata lei ad organizzare tutto quando lo aveva visto nell'hangar.
- Era di mio padre...
- Mi è venuta un'idea grandiosa! - aveva esclamato con la gioia negli occhi. Potevo dirle di no?!
Certo speravo di ottenere una piccola "ricompensa" dopo questo enorme sacrificio...
Avevamo finito di sistemare gli ultimi pezzi quando le ragazze ci chiamarono. Si erano date da fare e con quello che avevano trovato nella cucina della villa ci avevano preparato uno spuntino. Ci sedemmo a tavola e mangiammo di gusto, affamati come eravamo... riuscimmo persino a scherzare un po' e, sarà stato il vino, ma anche Cornwell mi sembrò più simpatico.
D'un tratto lei venne a sedersi accanto a me e mi chiese se quello che aveva cucinato fosse buono.
- Ottimo! - le risposi ricevendo un sorriso in cambio.
Per tutto il giorno avevo sperato di poter trascorrere qualche minuto da solo con lei, ma non c'era stato modo e adesso... era così vicina, mi sembrava di sentir vibrare la sua pelle e l'unica cosa che desideravo era abbracciarla, tenerla stretta a me, sempre di più. Non potevo farlo però così davanti agli altri...non avrei sopportato un rifiuto. Notai che teneva una mano poggiata sulla gamba, sotto al tavolo, così, senza guardarla, la strinsi nella mia. La sentii ritrarsi, ma subito dopo ricambiò il gesto, facendo in modo che le nostre dita si intrecciassero per pochi istanti.
Gli altri stavano ridendo tra di loro e non facevano troppo caso a noi, nemmeno quando lei si alzò e corse fuori... ed io la seguii.





Scozia
estate 1913


Le prime stelle già si affacciavano in cielo quando le corsi dietro. Non la vidi subito ed ebbi paura che se ne fosse andata. Un piccolo scricchiolio alle mie spalle mi rassicurò, mi voltai ed era lì, in piedi, appoggiata al muro. Mi avvicinai.
- Perché sei corsa via?
- E tu perché mi hai seguito?
Non seppi rispondere, feci però un altro passo verso di lei. Pochi centimetri ci separavano e d'un tratto... più niente. Muovendosi in avanti aveva annullato ogni distanza. Mi stava abbracciando!
Non era un abbraccio casuale, come accadeva quando giocavamo a rincorrerci. Era un abbraccio voluto, desiderato, cercato... ed io feci lo stesso, stringendola a me più forte che potevo. Sentivo che lo voleva anche lei.
Sprofondai il mio viso nei suoi capelli che profumavano d'estate, lei mi passò le braccia attorno al collo. Il mio cuore poteva ascoltare il suo.
Quanto desideravo baciarla di nuovo! Ma temevo che dopo quel bacio rubato a scuola lei non volesse e mi trattenni dal farlo, aspettando un segno da parte sua. Mi disse invece che doveva rientrare alla scuola estiva prima della cena, o avrebbe preso una punizione.
Tornammo dagli altri e ci salutammo. Lei lo fece con uno sguardo che mi apparve come una promessa, non lo avrei più dimenticato.





Scozia
estate 1913


La vidi arrivare insieme alle amiche. Camminavano lungo un sentiero che costeggiava il lago ed io per caso (o forse no) mi ero soffermato all'ombra di un albero, appoggiato al tronco.
Appena si accorsero della mia presenza si bloccarono, lei disse qualcosa e le due ragazze la fissarono incerte sul da farsi. Lei sembrò rassicurarle con uno dei suoi sorrisi speciali e loro tornarono indietro. Poi venne da me.
- Le tue amiche non si fidano.
- Come dar loro torto, sei un ragazzaccio indisponente e maleducato!
- E tu non hai paura di me?
- Io no... - mormorò avvicinandosi al mio viso, lasciando sulla mia guancia un bacio leggero. La risposta che cercavo.
Andammo verso il giardino della villa, le offrii da bere qualcosa di fresco e ci sedemmo sull'erba.
Mi disse che nei prossimi giorni avrebbe dovuto studiare perché la zia era scontenta dei suoi risultati scolastici.
- In musica sono una frana! Se ci fosse qualcuno disposto ad aiutarmi...
- Se ti accontenti di me...
- Davvero lo faresti?
Entrammo in casa e le mostrai la sala della musica. C'erano molti strumenti tra cui un pianoforte che nessuno usava più da tempo. Mi misi seduto ed iniziai a suonare. Lei davanti a me ascoltava e mi guardava incantata. Le avrei dato lezioni anche ogni giorno pur di sentire i suoi occhi dolci su di me... e non solo quelli...
Le chiesi di sedersi vicino e le insegnai alcune note. Le mie braccia potevano sfiorarla così come la mia voce... mi ero accorto infatti che la mia voce cambiava quando stavo da solo con lei, diventando simile ad una carezza.






Scozia
estate 1913


Quella sciocca di Eliza aveva deciso di organizzare una festa per ringraziarmi di averla salvata. Non mi erano mai piaciute le feste, ma pensando che lei ci sarebbe stata di sicuro, vestito di tutto punto saltai in groppa a Tristan e mi diressi verso la villa degli Ardlay.
Chissà... magari avremmo potuto ballare... e...
Venni improvvisamente risvegliato dai miei sogni ad occhi aperti da una scimmietta che saltellava di ramo in ramo.
- Che ci fai qui? Non sei alla festa?
- Eliza si è ben guardata dall'invitarmi...
- Allora non ci vado neanch'io!
Mi guardò sorpresa cercando inutilmente di nascondere la gioia per la mia decisione.
Iniziò a piovere e ci rifugiammo alla villa. La temperatura si era improvvisamente abbassata, accesi il fuoco per riscaldare il salotto e ci sedemmo vicini, sul tappeto davanti al camino.
Le raccontai che la sera prima avevo fatto la stessa cosa con mia madre. Lei mi sorrise soddisfatta, in fondo quel riavvicinamento era merito suo. Poi di colpo si intristì, mi disse che anche lei avrebbe desiderato tanto una mamma come la mia... fu solo un attimo però, subito dopo i suoi occhi scintillavano di nuovo ricordando quanto fosse stata fortunata ad essere stata abbandonata alla Casa di Pony. Le strinsi la mano e le promisi che un giorno ci saremmo andati insieme. Mi guardò come se le avessi fatto un regalo meraviglioso.
In quel momento sentii chiaramente ciò che ci univa, un legame profondo fatto di pensieri e sensazioni. Speravo che anche lei avvertisse la stessa mia emozione, ma desideravo averne la certezza. Volevo che capisse che quel primo bacio a scuola non era una mancanza di rispetto nei suoi confronti, ma rappresentava la mia totale resa davanti a lei, mostrandole chi ero veramente, un ragazzo perdutamente innamorato. Quel giorno le avevo consegnato il mio cuore, la mia mente e la mia anima, tutto me stesso!
- È tornato il sole... andiamo in quel posto che conosci solo tu?
Qualche giorno prima le avevo parlato di una piccola collina ricoperta di fiori che mi sarebbe piaciuto farle vedere.
Quando arrivammo, la pioggia aveva reso scintillante ogni filo d'erba e le corolle dorate cariche d'acqua ora si asciugavano al sole.
- È bellissimo... Terry! - esclamò, poi voltandosi verso di me si accorse che la guardavo.
Mi sorrise e si avvicinò. I nostri occhi si incontrarono, in un istante fu tutto chiaro.
La strinsi e la baciai. Lei baciò me.









Scozia
estate 1913


Le piaceva molto ascoltarmi mentre recitavo Shakespeare e protestava ogni volta che interrompevo la lettura.
- Ti prego continua!
- Non ho più voglia di leggere... vorrei fare altro...
- Dai Terry...
Distesi sull'erba, riprendevo cercando qualche battuta che potesse tornarmi utile, mentre lei poggiava la testa sul mio braccio.
- "E non hanno forse le labbra anche i santi?...allora, oh santa diletta, le labbra facciano come le mani. Ecco, esse ti pregano e tu le esaudisci, affinché la fede non muti in disperazione.... Quindi non ti muovere per tutto il tempo in cui raccolgo il frutto della mia preghiera. Ecco, dalle mie labbra, attraverso le tue, è tolto il mio peccato".
Terminata la battuta la baciai.
- Non diventerai mai un grande attore se continui a distrarti!
Non riuscivo più a starle lontano e non mi importava che lei si rendesse conto del potere che aveva su di me. Il richiamo delle sue labbra era troppo forte ed io non ero in grado di opporre alcuna resistenza. Desideravo solo tenerla tra le braccia, baciarla e guardarla mentre mi sorrideva.




Scozia
estate 1913


- Facciamo un giro in barca?
- D'accordo, però i remi li tengo io.
- Così finiamo direttamente nella cascata! Lentiggini non scherzare
Dopo le mie inutili proteste, aveva preso la guida della barca e ammetto che se la cavava piuttosto bene!
Mi ero sdraiato dalla parte opposta alla sua con gli occhi chiusi, ma non troppo, per cui riuscivo a guardarla senza che lei se ne accorgesse. Indossava un abito leggero, chiaro, con le maniche corte che le lasciavano scoperte le braccia già abbronzate. Il sole aveva fatto aumentare anche le sue lentiggini che sembravano danzarle sul viso. I suoi occhi verdi e limpidi riflettevano l'acqua del lago riempiendosi di scintille dorate e le sue labbra... beh quelle evitavo di guardarle!
Dopo un po' ci scambiammo di posto, si alzò in piedi per consegnarmi i remi. La barca ondeggiò e per evitare che cadesse la sorressi passandole un braccio intorno alla vita. Il risultato fu che ci ritrovammo entrambi sdraiati sul fondo della barca. Imbarazzata non disse nulla e si tirò su, io mi misi seduto ai remi.
- È meglio che ti metti giù Lentiggini o finirai in acqua come Eliza.
All'udire quel nome la vidi cambiare espressione e avvicinarsi a me, poi piegandosi leggermente mi sfiorò le labbra con un morbido bacio.
Possibile che fosse gelosa?! Comunque se nominare Eliza aveva questo effetto, lo avrei fatto più spesso








Scozia
estate 1913


Non dimenticherò mai il sapore della sua pelle bagnata e calda.
Quel lago che aveva raccolto le mie lacrime di bambino ora si riempiva della mia gioia. L'amore declamato nei versi dei poeti che non pensavo potesse esistere per me, mi veniva offerto improvvisamente senza alcun merito. Eppure era mio. E più ne ricevevo più ne avevo da dare, in un continuo scambio di tesori tenuti fino ad allora nascosti.
Da quando l'avevo conosciuta tutto era cambiato in me. Senza rendermene conto, pian piano era riuscita a sgretolare ogni pietra con cui avevo costruito un muro intorno al mio cuore. Fino a quando era crollato, lasciandomi nudo davanti a lei.
- Non posso fare altro che amarti... perché tu... - le avevo rivelato quella sera, mentre il sole si abbassava all'orizzonte.
Lei mi guardava ascoltandomi in silenzio, con quegli occhi che sapevano leggere ogni piega della mia anima.
Non ero riuscito a terminare quella frase, mi aveva preso il viso tra le mani, sorridendo appena. Poi tornando seria, aveva sussurrato "anch'io" con le guance rosse di tramonto.
Tenendoci per mano eravamo entrati in acqua, immergendoci in quel silenzio d'amore promesso.
Quell'estate la Scozia divenne il nostro paradiso, il giardino dell'Eden dal quale nessun peccato avrebbe mai potuto allontanarci.






Scozia
estate 1913


Facevamo il bagno ogni giorno, in un luogo isolato, di nascosto dagli altri.
Trascorrevamo il tempo insieme senza dire nulla, a volte invece parlavamo molto.
Un giorno mi chiese di mio padre. Era la prima persona a cui confidavo i miei pensieri su di lui. Le raccontai come mi avesse portato via da mia madre e il fatto che mi vietasse ancora di vederla.
- Quando ci siamo incontrati sul Mauretania, ero stato a New York... a cercarla... ma lei mi disse che ero un Granchester. Così tornai indietro, da lui... mi accolse con una scarica di schiaffi, rimproverandomi che sarei stato di sicuro la vergogna della famiglia e che mi avrebbe diseredato. Figurati cosa me ne importa... a volte penso che sarebbe meglio lasciare tutto, compreso questo dannato cognome!
- Anche con un altro nome una rosa profumerebbe lo stesso!
- Ehi Lentiggini... ma questo è Shakespeare! Ti sono servite le mie lezioni vedo
- Shakespeare aveva ragione, tu sei tu e lo saresti anche con un altro nome...
La guardavo, com'era bella con i capelli bagnati e le guance arrossate. Eppure c'era qualcosa... una domanda che mi bruciava nella gola e che dovevo farle.
- Anche tu ti vergogni di me?
- No, perché dici questo?
- Le tue amiche sanno di noi?
- Beh... no, non ancora...
- Perché?
- Non lo so...
- Bugiarda!
- ... forse perché avrebbero da ridire e a me non va...
- Prima o poi lo verranno a sapere tutti... a me non importa di quello che penseranno o diranno.
- Neanche a me.
Misi la testa sulle sue gambe e chiusi gli occhi mentre la sua mano giocava con i miei capelli. Non so cosa provasse lei in quel momento, so soltanto che le sue carezze mi facevano tremare il cuore e vibrare la pelle. Desideravo che fosse mia per sempre e anche se quel desiderio mi spaventava, non riuscivo più ad immaginare la mia vita senza di lei.






Scozia
estate 1913


Mi aveva detto che quella mattina sarebbe andata a cavalcare con gli altri, chiedendomi se mi andava di unirmi a loro. Non avevo risposto e lei non aveva insistito. Non potevo stare con loro fingendo che tra lei e me non ci fosse niente.
Poi, affacciandomi al balcone della mia stanza, li avevo visti prendere il sentiero lungo il lago. Si stavano allontanando e in pochi minuti sarebbero scomparsi dietro il bosco. Distinguevo ancora chiaramente i suoi capelli biondi lungo la schiena, immaginavo che stesse sorridendo e d'un tratto quel sorriso mi mancò tantissimo.
Scesi di corsa e presi il mio cavallo. Quando li raggiunsi, lei mi guardò sorpresa.
- Terry... grazie - mormorò con un sorriso ancora più bello di quello che avevo immaginato. Sembrava davvero felice.
Avvicinai il mio cavallo al suo e lei si piegò verso di me come se volesse...mi baciò davanti a tutti, poi incitó il cavallo a correre.
- Adesso prendimi... se ci riesci!
Mi lanciai all'inseguimento e gli altri restarono indietro sbigottiti.
Dopo una furibonda corsa facemmo una sosta all'ombra di alcuni alti pini e venimmo raggiunti.
Le ragazze scesero al lago per rinfrescarsi, mentre noi tenevamo d'occhio i cavalli e li facevamo bere. Uno dei fratelli Cornwell mi si avvicinò, era Stear.
- Lo sapevo - mi disse - e sono felice per voi.
Lo guardai in viso, sembrava sincero, invece Archie che mi scrutava da lontano sembrava furioso.
- Cerca di avere pazienza con lui, è sempre stato molto protettivo nei confronti di Candy...
Lo ringraziai.
Continuammo la passeggiata, lei salì sul cavallo con me.
- Ti ho presa!
- Non ti illudere... mi sono lasciata prendere - rispose stringendomi più forte.





Scozia
estate 1913


Deboli venti freschi iniziavano ad increspare la superficie del lago. La fine dell'estate sembrava ormai imminente, presto sarebbero arrivate le prime piogge e il sole della Scozia sarebbe scomparso dietro nuvole scure.
Sapevamo che anche le nostre vacanze stavano per terminare e che saremmo dovuti tornare a Londra, in quella scuola dove rigide regole non ci avrebbero permesso di vederci come ora.
Non ne avevamo ancora parlato, forse temevamo entrambi di affrontare l'argomento.
Poi un giorno, mentre stavamo passeggiando, lei improvvisamente mi fece una domanda.
- Cambierà? - mi chiese.
- Che cosa?
- Questo... - mi rispose mostrandomi la sua mano nella mia.
- No!
- Come fai ad esserne sicuro?
Mi fermai per guardarla negli occhi.
- Perché qualunque cosa accadrà i miei sentimenti non cambieranno mai! Non importa dove saremo o cosa faremo, il mio cuore sarà sempre accanto al tuo.
Lei restò in silenzio alcuni istanti, la abbracciai.
- Abbiamo sempre la nostra collina - mormorò al mio orecchio.
- Ci vedremo lì ogni giorno... e ti bacerò ogni giorno come adesso...





Scozia
estate 1923


... 10 anni dopo...

- Non è cambiato niente da allora...
- Te lo avevo promesso... ricordi? E poi te l'ho anche scritto, nel caso tu lo avessi dimenticato.
- Ho avuto paura di dimenticarlo... ma c'era sempre qualcosa a ricordarmelo.
- Che cosa?
- Le mie lentiggini naturalmente... se ne stavano lì immobili sul mio naso e mi parlavano di te ogni volta che mi guardavo allo specchio.
- La mia Tarzan Tuttelentiggini!
Fai la faccia arrabbiata, la stessa finta faccia arrabbiata di allora.
- Le ho sempre adorate...
- Ed io sono felice di averle perché piacciono a te.
Inizio a baciarle una ad una, ormai le conosco a memoria, adoro quelle più piccole che ti accarezzano appena il collo ed è lì che corrono le mie labbra.
Sento ancora tra i tuoi capelli il profumo di quell'estate scozzese che mi ha cambiato per sempre. Un aroma che inebria i miei sensi e la mia anima, che mi fa sentire vivo e perfetto. Sono in tuo potere ed è ciò che voglio. Tienimi con te amore mio, non lasciarmi andare mai più, perché il mio cuore è legato al tuo, segue lo stesso ritmo e lontano da te rallenta o accelera, va fuori tempo.
La melodia che componiamo insieme invece non ha mai fine, non sbaglia una nota e riempie di musica la nostra vita.


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